La sala cinematografica e la sua rilevanza strategica
La volta scorsa vi ho lasciatə con una domanda provocatoria (andate a leggere l‘articolo precedente, se non ricordate…). Oggi riparto proprio cercando di rispondere, insieme a voi, a quel quesito.
Le sale cinematografiche non sono l’unico mercato in cui vengono venduti i film e, con l’avvento di nuovi canali di distribuzione, la finestra riservata alle sale cinematografiche si è accorciata sempre di più. Nel tempo, questi mercati hanno addirittura contribuito alla diminuzione dell’importanza economica della sala, mettendo di conseguenza in discussione il ruolo culturale del consumo di cinema come attività sociale: avendo la possibilità di vedere un film in un numero elevato di piattaforme streaming, infatti, oggi recarsi in una sala cinematografica sembra meno indispensabile. Tuttavia, nonostante questa progressiva marginalità economica, l’Unione Internazionale delle Sale Cinematografiche (UNIC) considera l’esercizio in sala come il “pilastro fondamentale” dell’industria cinematografica, in quanto stabilisce il “punto di riferimento per tutti i successivi metodi di distribuzione”.
La sala ha mantenuto nel tempo la sua rilevanza strategica, in quanto i film che saltano il passaggio theatrical e sono resi immediatamente disponibili nei mercati successivi rischiano di non emergere agli occhi degli spettatori una volta inseriti all’interno dei vasti cataloghi on demand e dell’offerta televisiva, pay o free. In altre parole, la centralità della sala non è tanto da giustificarsi per una questione economica quanto piuttosto per l’influenza che esercita sugli altri canali di sfruttamento. A prescindere dai risultati in termini di recupero degli investimenti, infatti, distribuire un film al cinema permette al titolo di ottenere una visibilità tale da spingere le vendite nei canali di sfruttamento successivi. Dunque, sebbene in tempi recenti si è iniziato a sperimentare percorsi distributivi diversi che hanno saltato la finestra theatrical o previsto l’uscita in contemporanea in sala e nelle piattaforme online (day and date), l’uscita in sala resta il trampolino di lancio economico per il film.
C’è un’altra questione da considerare. Il cinema, oltre ad essere un’industria che genera introiti e crescita economica, è anche industria culturale. Il cinema forma il pensiero e muove emozioni, aiuta a sviluppare spirito critico, ed è soprattutto attraverso la sala che il cinema può perpetuare il suo ruolo sociale. La sala cinematografica si fa testimone dell’identità sociale e culturale di una comunità, è luogo fondamentale di aggregazione sul territorio ed è il culmine di un processo industriale dove la proposta di prodotto incontra il pubblico. È nella sala cinematografica che il film accresce il suo valore.
Non sorprende, quindi, che l’aspetto socio-culturale dell’andare al cinema sia stato quello più colpito dalla presenza sempre più ingente di piattaforme on demand. Con gli apparentemente infiniti cataloghi offerti da queste ultime, infatti, è il film a raggiungere lo spettatore e non il contrario, come invece accade quando ci si reca a vedere un film al cinema, che costituisce un vincolo non solo spaziale ma anche temporale. Non sorprendere, dunque, che oggi andare al cinema sia un atto sociale che vince sulla pigrizia. Oserei dire che è addirittura diventato un gesto forte: per andarci devi alzarti dal divano e uscire di casa.
Carə lettorə, è proprio questo che vi spingo a fare: andate al cinema. Questa non vuole essere una paternale spocchiosa, sia chiaro, piuttosto un suggerimento amichevole: ogni volta che potete, spegnete i vostri mini-schermi, tenete d’occhio la programmazione dei cinema della vostra città e concedetevi il piacere di un buon film (popcorn compresi, ovviamente!).
Quanto ai prossimi articoli, stiamo preparando una serie di interviste che vale la pena seguire (siamo di parte, è vero, ma fidatevi).
Quindi, stay tuned!
Mi chiamo Emanuela Torregrossa, sono nata e cresciuta a Palermo e poi trasferita a Bologna per studiare Informazione, Culture e Organizzazione dei Media, un corso di laurea magistrale che verte sugli studi della comunicazione audiovisiva e multimediale. La mia aspirazione più grande è di lavorare nel settore della distribuzione e promozione cinematografica. Lungo il percorso di realizzazione di questo sogno, mi dedico alla scrittura di articoli e cerco di assorbire tutte le curiosità, le conoscenze e i saperi che le persone possono e vogliono offrirmi. Se è vero che se son rose fioriranno, io intanto comincio a seminare, il resto si vedrà!