[il filo di sabbia – diario di un viaggio nei campi saharawi] 01. Una goccia nel deserto

“Il filo di sabbia” è l’incrocio di storie di alcune persone che, per diversi motivi, si trovano a vivere nei campi profughi saharawi. Che sia per un breve periodo o per tutta la vita, devono misurarsi con un luogo unico, in un pezzo di deserto tra i più duri al mondo. Alcuni protagonisti li abbiamo già presentati, altri  li presenteremo strada facendo: mentre il filo si dipana, comincia il nostro viaggio.

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Qui per restare – bisturi e conoscenze condivise per aiutare i bambini saharawi

«La prima volta che abbiamo incontrato un paziente saharawi è stato negli anni ‘90, quando il mio maestro, il professor Domini, operò a Bologna un ragazzo dei campi profughi Saharawi per calcolosi con un intervento che oggi potremmo considerare “storia della medicina». Da allora, il viaggio fianco a fianco con il popolo del deserto di Pier Luca Ceccarelli, chirurgo pediatrico del policlinico di Modena, è sempre proceduto sotto la guida di un principio imprescindibile, una stella polare: fare sempre il massimo e dare sempre il meglio, in qualsiasi circostanza.

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Origini di un popolo in esilio

Sull’altopiano desertico dell’Hammada, a sud della città algerina di Tindouf, sorgono i campi profughi di un popolo in esilio: i Saharawi. Vivevano nel deserto del Sahara su un territorio che si estendeva dalle coste atlantiche fino ai confini con la Mauritania, il Marocco e l’Algeria. Le loro attività si concentravano principalmente sull’allevamento di bestiame e, in particolare, su quello di dromedari. L’etnonimo saharawi apparve soltanto dopo la colonizzazione spagnola del territorio iniziata nel 1884. Infatti, furono gli spagnoli stessi ad iniziare a denominare gli appartenenti a questa popolazione «los nativos» e «las gentes del Sahara».

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