Il presente è una terra straniera
di Claudio Cantù – dal numero 1 di Oltre la sabbia e il vento
La popolazione dei territori liberati del Sahara Occidentale è quella che, probabilmente, risulta essere la più colpita e soggetta agli effetti devastanti provocati dalla rottura della tregua tra RASD e Regno del Marocco avvenuta il 13/11/20.
I saharawi sembrano immobilizzati dalla storia, presi in ostaggio da potenze economiche e politiche e dalla diplomazia internazionale: un popolo che ha sottoscritto, nel momento più alto della sua lotta di liberazione, una tregua per permettere una soluzione democratica del conflitto con un referendum per
l’autodeterminazione (v. risoluzione ONU 1514/61) e che ha visto succedersi decenni senza mutamenti. Quarant’anni di negoziati al tavolo delle Nazioni Unite, con un avvicendarsi di inviati speciali che puntualmente a fine mandato hanno registrato il nulla di fatto o il ritorno ai punti di partenza delle trattative.
Una situazione, quella saharawi, che potrebbe mutare repentinamente con singoli avvenimenti che potrebbero determinare un cambiamento sostanziale:
1) una modifica del mandato MINURSO, affinché intervenga attivamente per il rispetto dei diritti umani.
2) l’applicazione effettiva delle sentenze della Corte di Giustizia dell’UE (ultima emessa il 29/09/21), per impedire il commercio delle risorse dei territori da parte dell’occupante.
3) un posizionamento diverso delle grandi potenze USA o Francia.
In sostanza, basterebbe l’applicazione di quanto i trattati internazionali già prevedono. In questo immobilismo le nuove generazioni sono nate e cresciute tra le tende dei campi attorno a Tindouf (Algeria), o hanno subito la repressione dell’occupante nei territori invasi dal Regno del Marocco. I progetti realizzati nei territori liberati hanno cercato di inserirsi in questa dimensione e dato un senso nuovo alla solidarietà che essi rappresentano. Hanno prodotto un coinvolgimento diverso dei saharawi, che sono al tempo stesso beneficiari e coautori. Da anni ne seguo la realizzazione (negli ultimi anni gestiti da CISP in alternanza con altre ong, associazioni, enti locali; una dozzina come Rete Tifariti, che hanno costantemente sostenuto e contribuito). Le azioni realizzate nei territori hanno perseguito il principale obiettivo di fornire un aiuto umanitario (alimenti e servizi) a una popolazione nomade esclusa dagli aiuti delle agenzie internazionali, ma possono essere lette anche come un sostegno, un accompagnamento indiretto alla lotta per la riappropriazione dell’intero territorio del Sahara Occidentale da parte della sua popolazione. Nell’ultimo periodo il nostro operare e intervenire nei territori liberati ha prefigurato e sostenuto una visione che vuole i saharawi non solo resistenti in campi profughi, ma anche resilienti e soggetti attivi nella gestione e nell’organizzazione dei loro territori riconquistati nella lotta di liberazione (dal 1976 al 1991, data del cessate-il-fuoco). Un filo immaginario, ma sostenuto da azioni, che dalla resistenza nei campi profughi segue un percorso verso la liberazione dei territori occupati attraverso la riappropriazione e l’organizzazione della vita nei territori già liberati.
In questo contesto una variabile prevedibile si è verificata: la ripresa della guerra. I combattimenti hanno rilanciato le aspettative, soprattutto tra i giovani, di riprendere attivamente il percorso verso la liberazione, uscendo dai campi e combattendo nei territori liberati. A un anno dalla risposta militare alla provocazione dell’esercito marocchino, che a Guerguerat ha forzato il blocco dei civili saharawi per impedire il transito delle merci provenienti dai territori occupati, non sappiamo quali siano effettivamente le possibilità di riuscita. Dalla ripresa dei combattimenti siamo impegnati nel cercare di seguire, mappare gli spostamenti dei destinatari dei nostri aiuti, i bambini e le loro famiglie che sono stati costretti a evacuare, a fuggire. In parte si sono spostati a ridosso dei confini con la Mauritania, in parte si sono rifugiati nei campi profughi, andando a ingrossare il numero degli assistiti. Abbiamo riformulato le azioni previste nei progetti e siamo costretti a ripiegare nei campi profughi, cercando di contribuire a questa nuova emergenza rappresentata da migliaia di nuovi rifugiati tra i profughi. Siamo ripiegati, ma non vogliamo demordere dal tornare a operare nei territori, tra la gente che dopo aver lottato – e sta ancora combattendo – per la libertà, vuole costruire il proprio futuro nel proprio Stato Indipendente.
Oltre la sabbia e il vento è il magazine di informazione sul popolo saharawi realizzato da
CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli
Nexus Emilia Romagna
Comune di Ravenna
in collaborazione con
Instant Documentary APS
Regione Emilia-Romagna