Le sale cinematografiche chiudono e il pubblico resta a guardare
Il Cinema Apollo, sala storica di Forlì era ufficialmente senza programmazione già dal 2012. Negli ultimi anni aveva ospitato qualche evento, una volta all’anno il festival di cortometraggi Sedicicorto e poco più. Il cinema Apollo ha chiuso definitivamente nel 2017, perché le persone non ci andavano più, così come per altre migliaia di sale storiche in Italia, nell’anno di contrazione di spettatori per tutto il cinema italiano. E se è vero che il cinema americano continua a fare incasso e a mantenere in vita i multiplex, sappiamo tutti che se non amiamo per primo il nostro cinema, se non amiamo il racconto della nostra cultura, difficilmente potremo mantenere le tracce che la nostra cinematografia ha lasciato in passato nella società. Le sale storiche, nei centri delle città italiane, rappresentano un epoca e un modello socio economico che un tempo era profondamente radicato nella nostra vita quotidiana. Oggi siamo poco più che dei colonizzati, arresi ad un modello che al cinema, alla visione, deve affiancare “consumo”. I multiplex sorgono accanto a grandi centri commerciali, sale giochi, immensi complessi moderni che corroborano un unica necessità: aggregare i simboli del consumismo (un po’ come ormai fa il web, sempre più concentrato sull’ubiquità delle piattaforme, per indurci a spendere ovunque noi siamo, in un contesto dove ogni contenuto è schiavo del click). Possiamo girarci attorno quanto ci pare ma questa è l’amara verità: le sale storiche muoiono perché la nostra società ha fallito, ha fallito la nostra idea di felicità, ha fallito la nostra idea di cultura, ha fallito la nostra educazione e il modello a cui facevano riferimento.
Abbiamo fallito noi (da addetti ai lavori ci sentiamo di condividere questa responsabilità). A furia di rincorrere lo spettatore abbiamo dimenticato di fornirgli gli elementi per esserlo e oggi facciamo i conti con un non-spettatore che ci rigetta, che a furia di semplificare e sintetizzare i contenuti ha perso la propria capacità critica. Le sale chiudono e il pubblico resta a guardare, come fosse al cinema, con in mano il popcorn acquistato al centro commerciale. Andare al cinema è un atto d’amore, prima di tutto verso se stessi: la vera sconfitta è che non ci amiamo più.
Noi di Instant Documentary nell’arco dello scorso anno abbiamo provato a raccontare proprio questo amore realizzando il cortometraggio Apollo 2000. Nel corto una ragazza poco più che ventenne si lascia condurre dall’anziano proprietario nell’ultima visita al cinema Apollo: la curiosità della ragazza verso la storia del luogo e dell’uomo diventa presto un motivo di riflessione sulle fasi della vita e sul cambiamento. Con la storia di Francesca e Maurizio, i protagonisti del racconto dal vero, vogliamo provare a diffondere il più possibile l’importanza di ciò che stiamo perdendo, del patrimonio che stiamo dissipando, di quanto negli anni si era costruito. Con il cortometraggio vogliamo navigare, come in “una nave nel tempo”, tra i sedimenti sentimentali che la settima arte ha generato. Mettendo di fronte due generazioni lontane, con esigenze e motivazioni completamente diverse, vogliamo aprirci ad una riflessione su cosa possiamo portare con noi di questa esperienza che sembra ormai agli ultimi fuochi. Abbiamo iscritto il cortometraggio a molti festival, dai quali aspettiamo risposta, e vorremmo riuscire a dargli quanta più visibilità possibile. Qui sotto potete vedere il cortometraggio. Se la visione vi ispirerà e vorrete darci il vostro parere o proporlo per rassegne, festival e proiezioni nei contesti più disparati, non esitate a contattarci a info@instantdocumentary.it
Apollo 2000 from Instant Documentary on Vimeo.