Origini di un popolo in esilio
di Valentina Baraldi e Silvia Bellettini
Sull’altopiano desertico dell’Hammada, a sud della città algerina di Tindouf, sorgono i campi profughi di un popolo in esilio: i Saharawi. Vivevano nel deserto del Sahara su un territorio che si estendeva dalle coste atlantiche fino ai confini con la Mauritania, il Marocco e l’Algeria. Le loro attività si concentravano principalmente sull’allevamento di bestiame e, in particolare, su quello di dromedari. L’etnonimo saharawi apparve soltanto dopo la colonizzazione spagnola del territorio iniziata nel 1884. Infatti, furono gli spagnoli stessi ad iniziare a denominare gli appartenenti a questa popolazione «los nativos» e «las gentes del Sahara».
La storia di questo popolo cambiò tragicamente tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976, quando la Spagna, dopo quasi un secolo di dominazione, lasciò segretamente al Marocco ed alla Mauritania la sua colonia sulla base degli Accordi di Madrid. Nonostante la Corte Internazionale avesse sancito il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi, Marocco e Mauritania invasero militarmente i territori del Sahara Spagnolo (la Mauritania si ritirò dal conflitto nel 1978). L’invasione marocchina, la cosiddetta “marcia verde”, spinse parte dei saharawi a fuggire nella confinante Algeria. A seguito del ritiro della Spagna dalla sua colonia, fu proclamata la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), che portò alla creazione “di un governo in esilio”.
Questo popolo, la cui identità si è forgiata e rinforzata con la lotta per l’indipendenza portata avanti dal Fronte Polisario è ancora in attesa del referendum per la sua autodeterminazione e continua a vivere in parte nei territori occupati del Sahara Occidentale e in parte nei campi profughi allestiti nel deserto algerino. Queste due aree sono attraversate da una stretta fascia denominata, dai saharawi, “territori liberati” e da un muro lungo quasi 3.000 km costruito dal Marocco. Nei campi profughi le difficili caratteristiche climatico-ambientali del luogo e la precarietà delle condizioni di vita portano la popolazione a vivere in un continuo stato di emergenza. L’acqua scarseggia e il clima, molto arido, presenta forti escursioni termiche. La totalità delle forniture alimentari, logistiche e sanitarie proviene dall’esterno, in particolare da organizzazioni internazionali di aiuto umanitario (UNHCR, WFP, ECHO, ONG, Movimenti di solidarietà) e da singoli governi. Nonostante tutto ciò, il popolo saharawi è riuscito a dar vita ad una struttura assistenziale multisettoriale in grado di rispondere in modo efficace ai bisogni primari della popolazione. La vita sociale e politica è gestita dalla RASD che ha organizzato il territorio in cinque wilāya (province) amministrate da governatori. Grazie all’azione del Ministero dell’Educazione, sono stati aperti scuole ed asili in tutte le cinque wilāya (Laayoun, Smara, Dakhla, Auserd, Boujadour) e in ogni comune delle province. Le scuole realizzate ospitano alunni dalla materna alle secondarie di secondo grado, tra cui vi sono degli istituti di formazione tecnica ed un istituto che accoglie gli studenti che proseguiranno gli studi universitari nelle città algerine o in altri paesi, ad esempio Cuba. In ogni wilaya esistono dei centri di formazione professionale e scuole per ragazzi diversamente abili.
Nei campi profughi saharawi il legame tra salute e scuola è molto stretto. La scuola viene identificata come lo spazio ideale per acquisire e rafforzare la cultura della salute. In essi, oltre al Ministero dell’Istruzione e dell’Educazione, il Ministero della Salute è una delle istituzioni volte a garantire la stabilità dei profughi attraverso la tutela della salute pubblica, in particolare intensificando la presenza del suo personale sanitario nelle scuole di tutti i gradi. Oltre a un dispensario presente in ogni scuola e collegato a quello della provincia di riferimento, esistono dispensari per ciascun comune che fungono da pronto soccorso primario per i cittadini e svolgono un ruolo sanitario di controllo per i quartieri dei comuni.
Ogni wilāya ha il suo ospedale locale ed a livello nazionale sono presenti 2 ospedali con sale operatorie che vengono utilizzate dalle Commissioni Internazionali di Chirurgia che periodicamente scendono ai campi.
Oltre a ciò, il Ministero della Salute ha attivi sul territorio diversi programmi sanitari rivolti alla tutela della salute degli abitanti e anche a quella degli animali considerati una fonte primaria di sostentamento per la popolazione. Un esempio tra questi il Programma nazionale di salute scolastica (PNSE).
Oltre la sabbia e il vento è il magazine di informazione sul popolo saharawi realizzato da
CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli
Nexus Emilia Romagna
Comune di Ravenna
Kabara Lagdaf
in collaborazione con
Instant Documentary APS
Regione Emilia-Romagna