Origini di un popolo in esilio

Sull’altopiano desertico dell’Hammada, a sud della città algerina di Tindouf, sorgono i campi profughi di un popolo in esilio: i Saharawi. Vivevano nel deserto del Sahara su un territorio che si estendeva dalle coste atlantiche fino ai confini con la Mauritania, il Marocco e l’Algeria. Le loro attività si concentravano principalmente sull’allevamento di bestiame e, in particolare, su quello di dromedari. L’etnonimo saharawi apparve soltanto dopo la colonizzazione spagnola del territorio iniziata nel 1884. Infatti, furono gli spagnoli stessi ad iniziare a denominare gli appartenenti a questa popolazione «los nativos» e «las gentes del Sahara».

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Saharawi – Promesse da mantenere in una terra divisa in due

Gran parte dei conflitti scaturiscono da rivendicazioni territoriali. L’invasione da parte del Marocco del Sahara Occidentale del lontano 1975, con la cosiddetta “Marcia Verde” che vide centinaia di migliaia di coloni marocchini seguire l’esercito per prendere possesso del Sahara Occidentale, risponde a politiche di conquista e sfruttamento territoriale. Re Hassan II giustificava e incitava l’invasione a tutela dell’integrità territoriale del presunto Regno del grande Marocco con l’annessione di parte dell’Algeria e del Sahara Occidentale.

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Dar luce nel deserto – intervista a Daniela Gatta sul lavoro nei campi saharawi

«Mi sento vicina alla loro causa perché è una giusta causa. Non è solo la rivendicazione di un territorio; è la richiesta di un referendum di autodeterminazione». Daniela Gatta ha la voce ferma e decisa quanto racconta la sua esperienza a contatto con la causa dei Sahrawi, un’esperienza che ha segnato la sua vita e l’ha spinta a scegliere il suo posto nel mondo, vicino alle rivendicazioni di questo popolo del deserto.

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Resistere insieme, dal deserto ai campi profughi

Da Rabouni, in Algeria, a Tifariti (territori liberati del Sahara Occidentale ) ci sono 6/8 ore di jeep massacranti. Un percorso che lambisce la frontiera mauritana in un susseguirsi di lande piatte ed ostili e rocce che emergono dal deserto costeggiando il muro costruito dalla forze marocchine per delimitare il territorio occupato difeso da 5 milioni di mine. La zona “ricca” di risorse minerarie, di fosfati, e ora di risorse energetiche eoliche, con oltre 1.100 km di costa, frutta al Marocco di soli diritti di pesca ceduti a compagnie straniere 52 milioni di euro all’anno. Circa tale sfruttamento, un contenzioso è aperto dal 2016 tra l’unione europea e Fronte Polisario e l’ultima sentenza del Tribunale europeo del 2021 ha ribadito la non validità di tali accordi stipulati senza l’accordo né beneficio per il popolo sahrawi, rappresentato dal Fronte Polisario, riconosciuto dall’ONU come suo portavoce.

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Giulia Olmi: uscire da Matrix

“Dopo trentacinque anni che frequento i campi, ho la sensazione che andarci per me è un po’ come uscire da Matrix e vedere la realtà vera”. A differenza di Cypher, il personaggio che nel film di fantascienza del 1999 tradiva la Resistenza per poter tornare nella finzione del software, Giulia Olmi non rinuncerebbe mai. “C’è l’idea che la realtà è quella” e non ciò che viviamo qui. “Quando torno a casa e tutto è così bello, ma finto: qualcosa che abbiamo costruito noi. Ma la realtà vera è quell’altra, quella dei campi: cruda, dura ma anche estremamente affascinante,” perché è ridotta all’essenzialità e priva di superfluo, per certi versi precaria e sicuramente difficile. Gli anni della pandemia, con l’impossibilità di viaggiare, sono stati uno dei periodi più lunghi senza che Olmi potesse frequentare i campi e fosse quindi costretta a una prolungata permanenza dentro a Matrix.

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Saharawi: oggi vi presentiamo CISP

Il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) è una ong costituita nel 1983 con sede a Roma, con uffici territoria-li come quello in Emilia-Romagna e in decine dei paesi in cui opera in tutto il mondo. Nel rispetto dei principi esposti nella Dichiarazione d’Intenti e nel Codice di Condot-ta, il CISP realizza progetti di aiuto umanitario, riabilitazione e svilup-po in più di 30 paesi in Africa, Ame-rica Latina, Medio Oriente, Asia ed Europa. Nei Paesi UE promuove iniziative di politica culturale, di solidarietà e difesa dei diritti. Le ri-sorse prevengono da finanziamenti e contributi di privati cittadini, as-sociazioni, fondazioni, imprese e istituzioni pubbliche italiane e in-ternazionali quali Unione Europea, Ministero degli Affari Esteri, enti locali italiani, agenzie delle Nazioni Unite, agenzie governative di pae-si OCSE, governi e amministrazioni dei paesi in cui opera.

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